Atmosfera particolare al Meazza ieri sera.
Decine di striscioni che invitano Kakà a restare, un unico incessante coro lungo tutta la partita: "NON SI VENDE KAKA'". E' questa la risposta del tifo rossonero alla voce di mercato che ha scosso l'intero mondo del calcio. Kakà non si tocca, il messaggio è chiaro, si spera che la dirigenza lo abbia capito.
E Ricky risponde al suo pubblico battendosi più volte la mano sul cuore, su quella maglietta rossa e nera. Mai potremmo immagnarci che quella maglia diventi improvvisamente azzurra, neanche per tutto l'oro del mondo.
Il bambino d'oro ha giocato una partita un po' egoista, cercando spesso la soluzione personale, per cercare di regalare forse l'ultima perla ai tifosi che in queste sei stagioni lo hanno eletto a idolo incontrastato di questa squadra.
Difficile pensare che Kakà abbia già scelto di prendere una strada diversa da quella che ha percorso finora e ha dichiarato di voler percorrere invecchiando in questo stadio, diventando un giorno capitano del suo Milan.
Ha siglato 86 gol, e tra il primo di testa nel suo primo derby e l'ultimo contro l'Udinese Kakà ha vinto uno scudetto, una Champion's, una supercoppa europea e una italiana, il mondiale per club, il pallone d'oro, il Fifa World Player...
E' l'anima del diavolo, non si vende, come recitava uno dei più ispirati striscioni del San Siro teatro di Milan-Fiorentina. Ah già si giocava Milan-Fiorentina.
1-0, gol del papero, uno che in questo periodo è abbonato alla marcatura.
Per il resto un grande Abbiati e segnali positivi da Senderos.
Un unico coro ha sovrastato tutto. Cantiamolo tutti insieme.
NON SI VENDE KAKA'
Per Radio Hinterland Federico Quarato