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"Il gioco del calcio è una sorta di mistero agonistico,[...]la partita di calcio è una lunga trama il cui epos viene colto nei suoi aspetti più evidenti e comuni. Ma come una sinfonia o un poema, anche la partita di calcio può offrirsi in mille e un aspetti diversi a chi la segue con gli occhi, il sentimento e la ragione. La partita è un dramma agonistico completo. L'esito finale determina traumi psicologici ai quali non sono quasi mai indifferenti le coronarie di un uomo bennato[...]" Gianni Brera, 1978

sabato 29 novembre 2008

Lettera aperta a Ronaldinho De Assis Moreira


Caro Dinho,

ti scrivo questa lettera consapevole che probabilmente non la leggerai mai, ma a volte la sorte si sa fa prendere una certa piega alle cose e allora forse un giorno ti ritroverai davanti a questo scritto.
Ti scrivo riguardo al nostro incontro di ieri sera, un avvenimento che segna la vita di un tifoso e di un amante del bel calcio come me. Peccato che avresti potuto comportarti un po' meglio.
Innanzitutto non pensavamo (Io, Manuel Carpinelli milanisti e l'assistente alla regia Beppe juventino) che andare a mangiare un Kebap dalle parti di Santa Rita, non certo un posto per vips, poteva significare incontrarti. Non sapevo nemmeno dell'esistenza di questo ristorante brasiliano, che non gli dai nemmeno due lire a vederlo da fuori, tanto che ho deciso di parcheggiarci davanti il mio bolide senza accorgermi che poco più in là spadroneggiava il tuo Hammer(si scrive così?) nero.
Quando mi sei passato di fianco incappucciato, insieme al tuo amico, fatti dire che sembravate due "randa"(lo hai imparato un po' di milanese o no?) e quando ho intravisto parte del tuo viso
non ho fatto altro che pensare che un immigrato della zona ti somigliasse fortemente.
Non ho potuto fare a meno che chiamarti 4, 5 volte. E quando sei entrato nel ristorante vuoto(!) e ti sei tolto la giacca lo svarione si è compiuto. In tre siamo rimasti senza parole sia per averti incontrato in quel modo assurdo, in una via deserta di fronte a un ristorante ancor più deserto sia perchè non ti sei fermato per una foto, per due parole con due tuoi tifosi e un altro amante del bel pallone. Caspita Dinho, non c'era nes-su-no. Potevi proprio fermarti un attimo. Ho apprezzato comunque che una volta entrato sei tornato verso di noi, forse accorgendoti di essere stato uno stronzo salutandoci battendo una mano sul petto e con la solita manina ballante pollice-mignolo(L'I love you brasiliano) facendoci capire di non volerne sapere di foto, cazzi e mazzi.
Se diventeremo giornalisti affermati allora ci rincontreremo presto, se no rimarrà comunque nella nostra memoria questo incontro. Sarebbe stato bello vedere a che ora sei uscito dal locale, che dopo cena si trasforma in un post-serata verdeoro, scattarti magari qualche foto e metterti nei guai, per ripicca al trattamento ricevuto. Ma non abbiamo voluto essere stronzi come tu con noi, e in fondo senza Kakà Domenica, nessuno se la sentiva di rischiare di farti mettere in castigo per poi giocare con Borriello e Sheva.
Spero tu non abbia mangiato troppo, e ti sia coricato presto.
E vedi di segnare Domenica, che devi ricucire lo strappo con due dei tuoi migliori tifosi.
Basta un gol Dinho, e sei perdonato.

Con affetto,
Federico Quarato